giovedì 26 novembre 2009

PHILOSOPHIANA

Chiunque decida di fare un viaggio nella Sicilia centro-meridionale, non si farà scappare una tappa nella Villa romana del Casale di Piazza Armerina, famosa in tutto il mondo per i suoi meravigliosi mosaici. Ben pochi però sanno che a soli 5-6 km di distanza da essa c’è un altro sito archeologico, che è parte integrante della storia di quella famosa villa, identificato con la STATIO[1] PHILOSOPHIANA, descritta nell'Itinerarium Antonini[2].


La contrada Sofiana o Philosophiana si trova in territorio di Mazzarino, ai confini con quello di Piazza Armerina da cui dista non oltre 10 Km, su una spianata di circa 8 ettari, prossima al fiume Nociara - Gela, e coronata da una serie di monti (Monte Navone, Monte Alzacuda, Monte Salteria, Monte Formaggio e Finocchio), da dove nelle giornate limpide è possibile vedere anche l'Etna!

Grazie ad una convenzione stipulata tra la sezione “Litterio Villari” dei Gruppi Archeologici d’Italia di Piazza Armerina e la Soprintendenza di Caltanissetta, il sito di Philosophiana è oggi visitabile contattando il direttore della sezione, il signor Ugo Adamo, che con passione e gentilezza vi farà da guida.

La Statio Philosophiana si data al IV sec. d.C., ma la sua storia inizia qualche secolo prima.
Agli inizi del I secolo d.C. l'imperatore Augusto, con lo scopo di organizzare la raccolta del grano e dell'olio e di riscuotere meglio i tributi sul territorio dell’isola, autorizzò la ristrutturazione e la creazione di alcune città. In questo momento storico venne così fondata una città di grande estensione alla quale probabilmente venne dato il nome di Gela per ricordare l'omonima colonia rodio-cretese, distrutta nel 282 a.C. da Finzia, tiranno di Agrigento. Una parte degli abitanti dell’antica Gela furono fatti prigionieri e trasportati nella città di Licata, altri però riuscirono a scappare verso l’entroterra e lì si stabilirono in villaggi sparsi.

Grazie alla riforma augustea, la nuova città di Gela, nata proprio dall'unione e organizzazione di quegli insediamenti diffusi nell'entroterra alle spalle della costa gelese, divenne uno dei centri più importanti di raccolta e smistamento dei prodotti agricoli verso i porti della costa, sia per la fertilità della terra che per la posizione intermedia lungo la strada tra Catania ed Agrigento. Questa città raggiunse il suo massimo splendore nei primi due secoli dell'impero romano, quando venne realizzato un primo impianto termale, di cui oggi rimangono visibili ben poche tracce, a causa delle trasformazioni successive.

In seguito al cambiamento di ruolo della Sicilia nella vita economica di Roma - le fonti di approvvigionamento di grano si spostarono in Egitto - la nuova città di Gela, così come tante altre città della Sicilia, si andò progressivamente spopolando e perse la sua importanza economica e strategica. Inoltre verso la fine del III secolo (270 - 280 d.C.), la città e una piccola villa di campagna nella zona del casale vennero distrutte, forse da un terremoto.

Nel IV secolo d.C. la vita riprende in quel territorio, ma non fu più ricostruita la città che fu nei primi due secoli dell’impero, l’abitato divenne essenzialmente stazione di servizio, tanto che tra il 320 ed il 330 d.C. venne realizzato un nuovo impianto termale (quello oggi visibile) su quello precedente di età augustea e con un diverso orientamento. La grande città si riduce a piccolo centro, mentre laddove c’era una piccola casa di campagna si costruisce la suntuosa sede del dominus, la famosa Villa romana del Casale.
Dell'impianto termale rimane quasi completamente integra e chiaramente leggibile la struttura di IV secolo, che presenta due ingressi, un’ampia sala d’ingresso, l’apoditherium con due vasche per il pediluvio, il calidarium, tepidarium, frigidarium e piccole stanze di passaggio
Intorno al 365 d.C. un terremoto, documentato in diverse località della Sicilia, distrusse la statio che venne quasi completamente abbandonata
Alla fine del IV - inizi V secolo l'impianto termale di Sofiana subì una profonda trasformazione, legata ad una ripresa dell'attività produttiva. Si realizzarono delle fornaci, e forse più tardi anche una chiesa a due absidi, sopra gli ambienti delle terme. Questa ripresa insediativa del centro si protrasse fino alla metà dell'VIII secolo, quando la conquista araba ne segnò definitivamente il declino, anche se alcune strutture murarie ed alcuni reperti fanno pensare ad una frequentazione almeno fino ad età federiciana ed oltre (documentata tra l'altro da monete di Federico II e Guglielmo II).
La zona delle terme ha restituito una grande quantità di reperti: ceramica di facies castellucciana (antica età del Bronzo), di età greca, ma soprattutto romana, nonché bizantina, araba e normanna. Si tratta soprattutto di lucerne, incensieri, boccali, anfore, piatti, anelli e pendenti in argento e bronzo,fibbie in bronzo, aghi in osso. Fra le tipologie ceramiche prevale la sigillata africana.
In una stanza adiacente alla zona termale fu rinvenuto anche un "tesoretto" di circa 300 monete in bronzo coniate tra l'età di Adriano e quella di Costanzo (117 - 361). Sembra che il proprietario, che aveva conservato questo piccolo tesoro, non l'abbia più potuto recuperare in seguito al terremoto del 365 d.C. Sono monete in bronzo abbastanza usurate, di piccoli dimensioni e peso, oggi conservate presso il museo di Gela.
Philosophiana è sostantivo al neutro plurale, come altri nomi di stationes citate nell’Itinerarium Antonini, che definisce la proprietà di un personaggio, che forse, per il tipo di vita che conduceva e per i suoi interessi, veniva chiamato “il Filosofo” ed era lo stesso proprietario della Villa del Casale.
Chiara e Alice di Zuleima saranno felici di accompagnarvi anche nell’entroterra alla scoperta di angoli sconosciuti, attraverso un paesaggio che colorerà i ricordi di un viaggio non proprio usuale


[1] Statio, onis, f. luogo dove si sta, posto, dimora, stazione, soggiorno

[2] Trattasi di un itinerarium adnotatum, non pictum, privo quindi di disegni. Un registro di località e stazioni poste lungo le strade romane con le distanze in miglia romane. Nella forma in cui ci è giunto, l'Itinerarium provinciarum Antonini Augusti, detto anche semplicemente Itinerarium Antonini, sembra essere una compilazione dell'età di Diocleziano, alla fine del III sec. d.C.-inizi IV d.C., basato su materiali essenzialmente databili al regno di Caracalla, agli inizi di quello stesso secolo (l'Antonino nominato nel titolo potrebbe in effetti essere proprio Caracalla, il cui nome ufficiale era quello di Marcus Aurelius Antoninus).





Nessun commento:

Posta un commento